In questa pagina trovate una serie di poesie e filastrocche che sono state scritte sui Nostri Amici Alberi.
La natura, gli alberi, le piante e i fiori sono stati ispiratori e ispiratrici di innumerevoli testi, poesie e filastrocche che potremmo citare per pagine e pagine…
Tuttavia ci siamo limitati a riportarne solo alcune per non dilungarci troppo. Ognuno di voi potrà suggerirne altre che saremo lieti di inserite.
Elenchiamo i testi in ordine alfabetico e di contenuto.
Buona lettura….
L’abete
Nel nord sull’altura nuda
un abete sorge solo,
ha sonno, e di ghiacci e di neve
lo cinge un bianco lenzuolo.
Sognando va d’una palma,
che nel remoto levante,
solinga e muta s’attrista
sopra il dirupo bruciante. (E. Heine)
Albero secco
Un albero secco
fuori della mia finestra
solitaria
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni.
Il vento rabbioso la neve il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell’albero
mi dà pensieri di gioia:
da quei rami secchi
indovino il verde a venire. (Wang Ya-Ping)
Alberi
Alberi!
Frecce voi siete
dall’azzurro cadute?
Quali tremendi guerrieri
vi scagliarono?
Sono state le stelle?
Vengon le vostre musiche
dall’anima degli uccelli,
dagli occhi di dio. (F. Garcia Lorca)
Alberi
Sempre fermi, sempre ritti,
sempre zitti,
come impavidi soldati,
stanno i buoni alberi, armati
sol di foglie e fiori e frutti,
di cui fanno dono a tutti.
Tutto danno quel che hanno
e per sè tengono solo
un gorgheggio d’usignolo
un fischietto di fringuello
un sussurro di ruscello. (D. Valeri)
Speranza
C’è un grande albero spoglio
in mezzo all’orto: pare
che soffra e non si possa
coprire e riscaldare.
Vola sui nudi rami
un passero sperduto,
e cinguetta più forte
in segno di saluto.
Geme l’albero: “Un tempo
fui giovane e fui bello:
candidi fiorellini
erano il mio mantello.”
Il passero cinguetta:
“Oh vecchio albero, spera!
Si scioglieran le nevi:
verrà la primavera. (M. Dandolo)
Alberi
Gli alberi tengono il cielo
azzurro prigioniero dei rami,
si vestono di silenzi
e di abbandoni
e tremano di voli e di canzoni.
Spandono un lume di fiori
ai mesi chiari
e camminano col vento
per ignoti reami.
La notte li ritrova incappucciati
monaci solitari nel convento:
ma, dove cantò l’usignolo,
resta, nel fiato dell’alba,
l’eco di un singhiozzo d’oro. (I. Dell’Era)
L’albero
Vennero da vie lontane
le rondini rapide e snelle
a bere presso le fontane
ancora fresche di stelle.
Il sole apparve dal tetto
effondendo oasi d’oro
e l’albero del giardinetto
sfavillò come un tesoro.
S’accese di mille collane
e stette estatico a udire
le voci delle campane.
Dalla dolce terra veniva
musica d’onde lontane
e verso il suo cuore saliva. (G. Titta Rosa)
L’alberetto
Sul principio del boschetto
l’alberetto
guarda intorno, aspetta e spera
primavera.
Non ha foglie, non ha fiori,
non ha umori;
non ha nidi, nè richiami
sopra i rami.
AL suo piede una viola
sola sola,
stenta a fare capolino
tra uno spino.
Fischia il vento, scuro è il cielo:
ahi, che gelo!
Com’è triste, nell’aspetto,
l’alberetto. (F. Socciarelli)
Il testamento dell’albero
Un albero d’un bosco
chiamò gli uccelli e fece testamento:
“Lascio i miei fiori al mare,
lascio le foglie al vento,
i frutti al sole e poi
tutti i semetti a voi,
a voi, poveri uccelli,
perchè mi cantavate la canzone
della bella stagione…
E voglio che gli stecchi,
quando saranno secchi,
facciano il fuoco per i poverelli. (Trilussa)
I doni dell’albero
L’albero è tanto bello,
l’albero è tanto buono,
ha sempre pronto un dono
per te e per l’uccello.
A te regala l’ombra,
la frutta nutriente
e la provvida legna
per la stagione algente.
E ti dà il legno, utile
per i mobili tuoi,
chiedendoti bonario:
“Che cosa ancora vuoi?”
“Io voglio che tu arresti
i venti e le bufere,
le frane, le alluvioni
di morte messaggere…”
“Lasciatemi dunque vivere
sulla natia pendice;
non venirmi a tagliare!
Ti aiuterò felice.” (T. Romei Correggi)
L’albero taciturno
L’albero aveva un cartello
che solo gli uccelli potevan decifrare:
“S’affittano rami per nidificare”
dicea la scritta
che un uomo non avrebbe potuto capire.
Pur malgrado l’annuncio
non venne alcun uccello,
nè picchio, nè fringuello,
e, deserto di nidi, a capo chino
muor di tristezza l’albero,
lungo il cammino. (A. M. Ferreiro)
L’arbusto
Un arbusto si protende
dalla roccia alta sul mare;
vede un solco che risplende,
ode l’onda sussurrare…
E vorrebbe volar via
per svanire nell’azzurro,
dietro la fiammante scia,
dietro il magico sussurro.
Nel bosco
Nel bosco ogni vecchio gigante
sia abete, sia quercia, sia pino,
ha intorno, ai suoi piedi, un giardino
di piccole piante.
Son muschi, son felci, son fiori,
e fragole rosse e lichene
cui l’albero antico vuol bene
suoi teneri amori.
E mentre le fronde superbe
protende più su verso i cieli
ai pensa a quegli umili steli
nell’ombra, fra l’erbe. (L. Schwarz)
Il bosco
Specie per voi bambini il bosco è bello,
ospita tanti uccelli e tanti nidi:
c’è talvolta un ruscello
e l’eco che risponde ai vostri gridi.
D’estate che bell’ombra! Che frescura!
Quante frutta selvatiche e gustose
in mezzo alla verdura!
E di notte, quante voci misteriose!
Anche d’autunno, quando s’è spogliato
e di frutta e di nidi, è bello ancora,
ma i colpi del pennato
vi si fanno sentir fino all’aurora.
Or più non vi canta l’assiolo
con la sua voce dolorosa: “Chiù!”
E’ l’inverno, e il boscaiolo
picchia di scure e molto butta giù.
E taglia tanta legna, chè i bambini
quando sentono il freddo stanno male.
Avran tutti i camini
un ceppo per la notte di Natale. (F. Socciarelli)
Boschetto
In questo boschetto di poche gaggie
ricanta un uccello le sue poesie.
Se un cuore vi passa, si ferma e ristà,
riparte provvisto di felicità.
E’ un bosco d’un’ombra armoniosa e leggera
e un angelo viene a dormirvi la sera.
Per farsi un lettuccio men duro raccoglie,
dai ceppi muschiosi, bracciate di foglie.
E vede, addondando nell’umida cuna
passare tra i rami più alti la luna;
e sente tra fronde dal vento toccate
tremore e bisbigli di calde nidiate;
e trova la pace d’un sonno tranquillo
tra un canto d’uccello e il canto d’un grillo. (R. Pezzani)
Il canto del ciliegio
Sorrise con l’aprile
la gioia in ogni cuore
e zefiro gentile
vide i ciliegi in fiore.
I bianchi fiorellini
zefiro si portò
e in frutti corallini
il maggio li cambiò.
Su verde ramo appese
con le ciliegie rosse
dai bimbi sempre attese
e piccoline e grosse.
Al vivido richiamo
venite coi cestelli
ma resti sopra il ramo
la parte degli uccelli!
“Uccelli e bimbi avanti!”
canta il ciliegio, “I frutti
che porto sono tanti!
Venite! Ne ho per tutti!”
Il cipresso
Al margine di un breve praticello
sta un cipressetto solo e sembra triste
tutto ravvolto nel verde mantello.
Scherza, invece, col vento; a nascondino
fa con la luna, o pure, in cima ai rami
svelto l’appende come un lampioncino.
Più spesso a sera, quando tutto imbruna,
chiama le stelle a inghirlandargli il capo,
fino all’alba le conta ad una ad una!
E se piove, se rugge la tempesta,
si piega, grida, stringe le sue braccia,
ma non si spezza e fermo al suolo resta.
Chè un bel nido protegge: un nidietto
fragile e lieto, colmo di gorgheggi,
tesoro grande per il cipressetto. (T. Stagni)
Da: “I Sepolcri”
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di piabìnto è forse il sonno
della morte men duro (Ugo Foscolo)
Da: “La civetta”
Stavano neri al lume della luna
gli erti cipressi, guglie di basalto,
quando tra l’ombre svol rapida una
ombra dall’alto:
orma sognata d’un volar di piume,
orma d’un soffio molle di velluto,
che passò l’ombre e scivolò nel lume
pallido e muto:
ed i cipressi sul deserto lido
stavano come un nero colonnato,
rigidi, ognuno con tra i rami un nido
addormentato.
E sopra tanta vita addormentata
dentro i cipressi, in mezzo alla brughiera
sonare, ecco, una stridula risata
di fattucchiera:
una minaccia stridula seguita,
forse, da brevi pigolii sommessi,
dal palpitar di tutta quella vita
dentro i cipressi…” (Giovanni Pascoli)
Da: “Davanti San Guido”
I cipressi che a Bolgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
quasi in corsa giganti giovinetti
mi balzarono incontro e mi guardar…(Giosuè Carducci)
Da: “Rio Bo”
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però…
c’è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso…
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo (Aldo Palazzeschi)
Foglie Gialle
Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle.
come tante farfalle
spensierate?
Venite da lontano
o da vicino?
Da un bosco
o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso
che vi porta via? (Trilussa)
Soldati
Si sta
come d’autunno
sugli alberi
le foglie (G. Ungaretti)
La foresta
Pare un gran tempio ad agili colonne,
un tempio antico, scuro, con tappeti
di muschio e con festoni verdi e lieti.
Un tempio antico che ha per finestra il cielo;
di canzoni n’ha tante e la preghiera
la dicono gli uccelli mane e sera. (M. Bertolini)
L’olivo
Argento placcato di verde
mi sembra la foglia
che il verno giammai non dispoglia
nè il vento disperde.
Egli offre la drupa sua nera
in tempo d’avvento,
al tordo che vola contento,
all’uomo che spera.
E quando il freddo è più vivo,
con funi, con scale,
con cesti e panieri si sale
la pianta d’olivo.
Usando un arnese ad uncino
s’incurvan le vette,
si strusciano e s’empion sacchette
chè aspetta il mulino. (F. Socciarelli)
La canzone dell’ulivo
Non vuole
per crescere, che aria, che sole,
che tempo, l’ulivo!
Nei massi le barbe, e nel cielo
le piccole foglie d’argento!
Tra i massi s’avvinghia, e non cede
se i massi non cedono, al vento. (G. Pascoli)
Pini in cortile
Crescono i pini
di fronte alla scala.
Toccano coi rami il muro
della casa dai tegoli bruni;
e di mattina e di sera
li visita il vento e la luna.
Nelle tempeste d’autunno
sussurrano un verso vago;
contro il sole d’estate
ci prestano un’ombra fresca.
Nel colmo della primavera
una pioggia sottile, a sera,
riempie le loro foglie
d’un carico di perle pendule;
e alla fine dell’anno,
il tempo della gran neve
stampa sui loro rami
una trina lucente. (liriche cinesi)
Pini
All’estremo orizzonte i grandi pini
se n’andavano curvi in lunga traccia,
a uno a uno come pellegrini:
e ciascuno recava per bisaccia,
alto sopra la livida brughiera,
una nuvola d’oro della sera. (D. Valeri)
Il pioppo
Conosci il riso del pioppo
al margine del ruscello?
E’ come un allegro monello
che sia cresciuto troppo.
Ride alla melodia
dell’ospite usignolo,
ride alla luna e al volo
d’un’ala che sfiora e va via.
Quando scherzoso arriva
tra le fogliette il vento,
ride e fruscia contento
d’una risata viva.
E guarda piegando piano
la cima di qua e di là,
l’acqua passata che va
lontano lontano lontano. (L. P. Mazzolai)
Il pioppo
Il pioppo nell’azzurro
è un vivo tremolio di grigio e argento;
fa in mezzo ai rami il vento
lento sussurro. (G. Camerano)
La quercia caduta
Dov’era l’ombra, ora sè la quercia spande
morta, nè più coi turbini tenzona.
La gente dice: “Or vedo: era pur grande!”.
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: “Or vedo: era pur buona!”.
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera
che cerca il nido che non troverà. (G. Pascoli)
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